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SOSTENIBILITÀ - SVILUPPO NUOVE CONNESSIONI ESTERNE - APERTURA AGLI ECOSISTEMI

Verso le imprese piattaforma?

Fare innovazione basandosi esclusivamente sulle risorse interne rispecchia il paradigma dell’integrazione verticale e del controllo. In un mondo dove la conoscenza è disponibile, iper-specializzata e distribuita, non si può innovare contando esclusivamente sulle forze interne.

Per questo motivo le collaborazioni tecnologiche con i partner esterni sono sempre più necessarie (Biazzo, Filippini, 2018). La ricerca di nuove fonti di conoscenza si è ampliata dai clienti e dai fornitori di tecnologia –storicamente le principali fonti di conoscenze tecnologiche – a una pluralità di soggetti che si pongono al di fuori delle filiere di riferimento. Le imprese stanno creando connessioni con Centri di Conoscenza, Università, centri di ricerca e start up. Pur rimanendo saldi i contatti e le relazioni con il territorio, le imprese innovative hanno effettuato una discontinuità culturale per ampliare la loro ricerca anche oltre i confini usuali.

Con l’ampiamento del numero di organizzazioni coinvolte nei processi di innovazione, anche le forme organizzative per accedere a fonti esterne di conoscenze tecnologiche si sono moltiplicate: alleanze, acquisizioni, joint venture, sponsorizzazione e internalizzazione di start-up o di spin-off universitari. Anche le piccole e medie imprese stanno sperimentando queste nuove forme di collaborazione spesso – ma non sempre – privilegiando i soggetti presenti nel territorio. Alcune imprese firmano contratti con le università per progetti di medio e lungo termine che prevedono ben precisi accordi commerciali di ricerca applicata, clausole di riservatezza e di proprietà industriale. Altre realizzano laboratori di idee in cui dipendenti e ricercatori universitari individuano opportunità, modalità di cooperazione e progetti di innovazione. Negli ultimi tempi le PMI si stanno aprendo ad ulteriori nuove fonti di innovazione:

  • i “creativi”, persone che, provenendo da ambiti e discipline diverse, apportano un valore aggiunto – anche in senso disruptive – su prodotti, processi e assetti organizzativi
  • gli esperti di comunicazione digitale, ancora più essenziali per acquisire visibilità su internet e sui social media quando si apre il canale dell’e-commerce.

Il posizionamento all’interno di nuovi ecosistemi fa emergere i primi segnali verso un’evoluzione da imprese “pipeline”, e quindi di trasformazione di materie prime e semilavorati, in imprese piattaforma” (McIntyre, 2019), cioè capaci da un lato di intermediare, attraverso le tecnologie digitali, un’offerta di prodotti/servizi sempre più ampia, diversificata e dinamica con clienti attuali e potenziali, dall’altro di creare comunità virtuali di utilizzatori, esperti e stakeholder.

Ad esempio, risorse e prodotti anche di imprese che operano in settori “tradizionali” trasmettono dati in tempo reale che consentono di creare interazioni di valore, realizzare esperienze più accattivanti e su misura per i clienti, migliorare l’efficienza. Per le piccole e medie imprese le comunità virtuali rappresentano non soltanto un nuovo canale di vendita e di collegamento diretto con il cliente finale, ma costituiscono una nuova fonte di conoscenza che, seppur a volte poco strutturata, fornisce idee, informazioni, spunti che poi possono trasformarsi in progetti, prodotti e servizi e quindi in profitti.

Testimonianza “visual” - SAC Serigrafia

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Elementi per un nuovo Agire Manageriale

Le reti di conoscenza, gli ecosistemi, l’evoluzione verso le imprese piattaforma iniziano a modificare l’insieme delle competenze manageriali anche per chi opera nelle piccole e medie aziende italiane. Seppure questi processi siano ancora alle prime fasi sviluppo, è opportuno evidenziare che sarà sempre più rilevante l’apertura mentale, la capacità di gestione del cambiamento continuo (Taisch, 2019) e allo stesso tempo la capacità di gestire la complessità propria degli ecosistemi (De Toni, De Zan, 2016).

Vivere negli ecosistemi richiede al management la capacità di valorizzare esperienze molto diverse dalle proprie: ciò è possibile quando si riescono a superare i propri pregiudizi (bias) che ostacolano una visione più attenta di problemi, opportunità e punti di vista. Pertanto nel nuovo agire manageriale negli ecosistemi assumono maggiore rilevanza le seguenti capacità:

  • individuare nuove complementarietà
  • comprendere le modalità più opportune per valorizzare le specificità dei partner
  • delineare percorsi di crescita condivisi
  • fare chiarezza su come distribuire in modo equo il valore aggiunto da realizzare.

Le imprese che operano negli ecosistemi hanno bisogno di manager che sappiano leggere e interpretare i dati. La capacità di analisi critica dei dati è, infatti, necessaria per risolvere problemi complessi (Taisch e altri, 2020), individuare prima dei competitori i trend emergenti, migliorare la qualità e l’offerta di prodotti/servizi.

Un ulteriore aspetto dell’operare in modo efficace negli ecosistemi consiste nel saper lavorare in team intergenerazionali in cui le differenze di età possono diventare un fattore di successo integrando esperienza e energia, competenze industriali e digitali. Per i manager la capacità di integrare e combinare conoscenze digitali, industriali e qualità personali è vincente.

Chi ha mentalità da esploratore cerca di scoprire ciò che è vero attraverso i fatti, i dati, le evidenze; rivede le sue opinioni in modo graduale nel tempo; considera gli errori come opportunità per migliorare la capacità di fare le cose giuste (Galef, 2021).

Come in tutte le relazioni che si svolgono all’incrocio tra mondo fisici e virtuali la capacità di comunicare tra persone, sistemi informativi e di Intelligenza Artificiale (Taisch, 2020), negli ecosistemi la pluralità di soggetti richiede anche una capacità di mediazione necessaria per trovare consenso e punti di incontro.

Far sorgere soluzioni win-win costituisce un fattore critico di successo per i singoli e le organizzazioni. Negli ecosistemi ha successo chi riesce a costruire alleanze: nei sistemi complessi la cooperazione prevale sulla competizione solitaria (De Toni, De Zan, 2016). Costruire ecosistemi richiede una visione di insieme e finalità condivise senza le quali i legami diventano fragili.

Bibliografia

S. Biazzo, R. Filippini, Management dell’innovazione, Torino, Isedi, 2018

A. De Toni, G. De Zan, Il dilemma della complessità, Venezia, Marsilio, 2016

J. Galef, The Scout Mindset, New York, Portfolio-Penguin, 2021

D. McIntyre, “Beyond a “winner-takes-all” strategy for platforms”, Sloan Management Review, Jan., https://sloanreview.mit.edu/article/beyond-a-winner-takes-all-strategy-for-platforms/, 2019

Taisch e altri, Manufacturing in the Age of Artificial Intelligence, Milano, Politecnico di Milano, 2020

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