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SOSTENIBILITÀ - ATTRATTIVITÀ: DAL PRODOTTO ALLA FABBRICA ATTRATTIVA

Il bello come fattore competitivo delle imprese

Il design costituisce uno dei principali punti di forza del sistema industriale italiano e per questo motivo è diventato parte integrante dell’identità di molte aziende di successo così da acquisire un ruolo centrale nelle strategie di impresa. Oggi l’utilizzo massiccio di tecnologie digitali, di automazione e robotica ha permesso da un lato di rivedere linee di produzione e layout operativi, dall’altro di dare maggiore e più moderna visibilità “fisica” all’impresa nella sua strutturazione sia interna che esterna.  È cambiato il “volto della fabbrica” (Taisch, 2019): da “fabbriche di produzione” sono diventate fabbriche pulite, luminose, belle.

Alcune aziende, si stanno facendo notare per l’attenzione che stanno dando alla “forma” delle loro strutture valorizzandole in coerenza con il territorio, la loro storia e soprattutto la loro proiezione verso il futuro. L’attenzione al bello, all’estetica si sta dunque ampliando dal prodotto, alla fabbrica e alla sede dell’azienda in un percorso di continuità che rafforza e rende ancora più visibile l’unicità e la specificità dell’azienda. Per questo motivo il bello non è circoscritto all’estetica, ma comprende anche il patrimonio di cultura, conoscenze e valori dell’azienda.

Qualità del prodotto e qualità estetica dei luoghi di lavoro diventano uno spazio innovativo dal punto di vista architettonico, tecnologico e della sostenibilità dove le persone – dai collaboratori, fornitori, clienti e stakeholder – ricevono ed elaborano lo sguardo nuovo verso il futuro a cui l’azienda vuole tendere. Spesso il nuovo spazio architettonico entro cui si svolgono attività altamente automatizzate e ad alto valore aggiunto impatta positivamente tra la tradizione rappresentata dal primo nucleo in cui è nata l’impresa e lo scenario ambientale e territoriale nel quale l’azienda ha le sue origini e radici.

Talvolta l’attenzione alla bellezza trova un ulteriore segnale: la presenza di opere d’arte. In Italcab, ad esempio è stato creato il “Giardino dei Tre Filosofi” a cura del poeta Luigi Cerantola. In alcune imprese, anche durante la crisi, insieme ai grandi investimenti in innovazione emerge l’attenzione al design grazie alla collaborazione con partner prestigiosi, alla forma, al bello.

Lo sforzo innovativo effettuato da alcune aziende del territorio nel “riprogettare” le loro sedi sono spesso frutto di un felice incrocio tra la consapevolezza della “storia dell’impresa” anche in termini di Cultural Heritage e la proiezione verso il futuro.

Il futuro, ma anche una parte del presente, a cui tendono le aziende più innovative richiede ideazione, investimento e costruzione di spazi creativi ed emozionali per le persone. Queste possono essere i clienti o potenziali clienti, i fornitori, e talvolta chi vive nel territorio, ma soprattutto le persone che ogni giorno sono chiamate ad esprimere il loro potenziale professionale e creativo nell’impresa.

Ma uno dei valori aggiunti perseguiti da questa tipologia di aziende è che, essendo posizionate in territori con evidenti processi di invecchiamento, tassi medi di scolarità non elevati e “fughe di cervelli” verso l’estero, è estremamente rilevante per fare innovazione riuscire ad attrarre talenti offrendo opportunità non soltanto occupazionali, ma di crescita culturale professionale e manageriale.

Testimonianza “visual” - GALDI

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Elementi per un nuovo Agire Manageriale

Il continuum tra estetica di prodotto, di fabbrica e di impresa costituisce una ripresa, in termini nuovi, del modo di fare impresa e di fare innovazione di Adriano Olivetti.

Alla base di questa cultura di impresa vi sono due fattori correlati già in precedenza segnalati: la capacità di apprendere costantemente e “l’apertura mentale verso il cambiamento continuo e capacità di trasformazione che mettono costantemente in discussione lo status quo e avviano il trasferimento di conoscenza da altri campi” (Taisch, 2019).

L’attenzione al bello e all’attrattività è una componente della vision spesso espressione della personalità, degli interessi professionali ed extralavorativi dell’imprenditore che non sempre e non necessariamente sono condivise o si trasferiscono ai suoi collaboratori e anche a chi in futuro assumerà le principali responsabilità aziendali.

Quest’ulteriore aspetto rende non sempre facile parlare in azienda di senso estetico come asset intangibile, ma che svolge una funzione essenziale per la competitività dell’impresa. Soprattutto nelle fasi di crisi queste attività possono essere classificate come “non produttive”, inutili e costose e, inoltre, sono piuttosto facili da tagliare: saper resistere a queste pressioni è spesso di fondamentale rilevanza per non ridimensionare il futuro dell’impresa.

La bellezza suscita sentimenti positivi di appartenenza o comunque di adesione a un progetto, a una finalità, a una missione. Prodotti, fabbriche e aziende belle contribuiscono a creare le condizioni per la creatività, la collaborazione e il lavoro ben fatto e per questi motivi generano qualità e produttività.

Inoltre, il senso del bello rafforza il posizionamento competitivo dell’impresa: immagine e reputazione aziendale costituiscono asset da gestire e da valorizzare non soltanto in termini di diffusione del marchio, ma anche per un ulteriore aspetto: la relazione tra fabbriche, aziende e territorio.

Gestire le aziende come soggetti che creano cultura vuol dire evidenziare il ruolo di imprenditori e manager come espressione dei valori della comunità di cui fanno parte in modo attivo e propositivo (Ferrarotti, 2013).

Bibliografia

M. Taisch, World Manufacturing Forum Report, Skills for the future of Manufacturing, Politecnico di Milano, 2019

P. Donati, Smart Office for Smart People, Baveno, Fondazione Istud, 2020

F. Ferrarotti, La concreta utopia di Adriano Olivetti, Bologna, Edizioni Dehoniane, 2013

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