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INNOVAZIONE - VISIONE STRATEGICA E CREAZIONE DI NUOVO VALORE

Innovazione come discontinuità

Le imprese vivono e operano in “tempi esponenziali”. In un mondo caratterizzato da cambiamenti accelerati e non lineari, è molto difficile trovare oggi un settore caratterizzato da lunghi periodi di stabilità, dove il “fare meglio ciò che si è sempre fatto” possa essere considerato sufficiente per fronteggiare la competizione e per sostenere la crescita ed il successo reddituale.

Competere in “tempi esponenziali” segna un ulteriore fattore di differenziazione tra le imprese: sono colte di sorpresa soltanto le aziende che non sono in grado di catturare i segnali deboli e i trend di cambiamento nei mercati e nelle tecnologie. I nuovi contesti richiedono risposte non lineari: l’innovazione discontinua per quanto rischiosa e complessa, deve essere presente nel portafoglio dei progetti aziendali.

Per cogliere i segnali deboli e per generare innovazioni discontinue, l’impresa deve potenziare due capacità (Biazzo, 2018):

  • di esplorazione per identificare con un adeguato anticipo le migliori opportunità di sviluppo di nuovi prodotti e/o di nuovi modelli di business;
  • di assorbimento di dati, informazioni e conoscenze provenienti dal mondo esterno (ad esempio, nuovi clienti, università, centri di conoscenza, imprese innovative, ecc.) per amplificare la visione periferica, riuscire a vedere oltre i territori familiari del proprio settore, delle proprie tecnologie e dei propri clienti tradizionali.

L’innovazione è “disobbedienza andata a buon fine” (DeToni, Battistella, Siagri, 2015). Per questo l’innovazione discontinua può essere implementata soltanto grazie alla collaborazione tra imprenditori, tra una pluralità di funzioni e unità organizzative così da sviluppare, creare e condividere una nuova visione  strategica unica, multiprospettica e in continuo divenire.

Uno dei cambiamenti più significativi della quarta rivoluzione industriale è la minore rilevanza degli effetti positivi delle economie di scala. La ridotta “taglia” di un’impresa da elemento di svantaggio può diventare fonte di vantaggio. Una volta assorbite le nuove tecnologie digitali e di Industria 4.0 e avviato l’inserimento utilizzo delle nuove tecnologie nei processi aziendali non rileva più la dimensione della singola organizzazione, quanto la sua capacità di posizionarsi nel punto ad essa strategicamente più adatto del suo value (eco)system. Soprattutto nelle piccole e medie imprese il prodotto continua a permanere nel cuore dell’impresa e di conseguenza l’innovazione di prodotto riveste ancora oggi un ruolo centrale nella creazione di valore per il cliente. Tuttavia, la capacità di sbloccare il potenziale trasformativo e reddituale dei nuovi prodotti risiede, in molte situazioni, nel cambiamento di altre componenti del “modo d’essere” dell’impresa in una certa arena competitiva.

In altre parole, la capacità di catturare il valore dell’innovazione dipende dal modello di business nel quale il prodotto è inserito, ad esempio, dalle modalità di relazione con i clienti, dai canali distributivi o dai meccanismi di generazione dei ricavi. In un’analisi del modello di business è importante identificare in modo sistemico la logica in base alla quale un’organizzazione crea, distribuisce e cattura il valore (Biazzo, 2018, Bagnoli, 2018).

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Elementi per un nuovo Agire Manageriale

Nei “tempi esponenziali” occorre passare dalla previsione all’anticipazione dei cambiamenti (De Toni, 2015) e quindi persone e organizzazioni devono avere la capacità di essere pronte a repentini mutamenti nello scenario sociale, tecnologico e competitivo.

Taisch (2019) sottolinea che nelle imprese innovative una delle capacità di base per un nuovo Agire Manageriale è una “strong entrepreneurial mindsetQuesta mentalità è caratterizzata da creatività, proattività e capacità di pensare fuori dagli schemi per identificare, sviluppare e agire su nuovi modi fornendo valore agli stakeholders e alla società in generale….Questa competenza include un interesse attivo nella strategia generale dell’azienda e la volontà di lavorare, all’occorrenza, in e con aree al di fuori della propria competenza principale”.

Quest’ultima frase è particolarmente significativa: il nuovo Agire Manageriale amplia i ruoli e rendono  i loro confini più liquidi e meno marcati. Operare ai confini della propria competenza principale, richiede una forte motivazione personale e una radicata adesione alle finalità (“purpose”) dell’azienda , ma allo stesso tempo a ciascun manager è richiesta una capacità di gestione di carichi di lavoro intensi e talvolta dello stress che deriva dal continuo superare di prassi, metodologie e modi di lavorare consolidati.

Afferma Taisch (2019) che la nuova ondata di innovazione richiede al management la capacità di gestire la crescente complessità di più requisiti e compiti simultanei. “Chi opera nella manifattura del futuro dovrà far fronte a questa crescente complessità e sviluppare la capacità di gestire requisiti multipli, spesso conflittuali e compiti simultanei. Questi possono includere requisiti come l’impatto ambientale, il valore del cliente e l’efficienza del processo. Dovranno farlo mentre sono costantemente connessi senza essere distratti, sopraffatti o stanchi. Questo pone una forte enfasi sulla capacità di multitasking e dare l’opportuna priorità, e richiede una comprensione delle esigenze dell’intera operazione, non solo del processo”.

Una capacità manageriale che acquisisce oggi ancora maggiore rilevanza è quindi la capacità del management di gestire i paradossi. Nei paradossi co-esistono due poli che sembrano contrapposti in quanto il primo non esclude l’altro, ma, anzi, senza l’uno non esisterebbe anche l’altro. Evolvere dal pensiero lineare a quello della complessità consente di rendere più rapido e agevole lo sviluppo di un’innovazione strategica discontinua  in quanto stimola il pensiero “outside of the box” e quindi spinge le singole persone a ripensare le proprie modalità di lavoro e, le imprese, ai propri modelli di business (Bagnoli, e altri., 2020; De Toni, Rullani, 2018).

Bibliografia

Bagnoli e altri, Business Model 4.0: I modelli di business vincenti per le imprese italiane nella quarta rivoluzione industriale, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2018

Bagnoli C. e altri, Business Models Beyond Covid 19, Università Ca’ Foscari, June 2020

Taisch M., World Manufacturing Forum Report, Skills for the future of Manufacturing, Politecnico di Milano, 2019

Biazzo, R. Filippini, Management dell’innovazione, Torino, Isedi, 2018

De Toni, C. Battistella, R. Siagri, Anticipare il futuro: Corporate Foresight, Milano, Egea, 2015

De Toni, E. Rullani (a cura di), Uomini 4.0: ritorno al futuro. Creare valore esplorando la complessità, Milano, Franco Angeli, 2018

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